La prova colore: tra variabili, certezze e curiosità
Chiunque si occupi di grafica e realizzi prodotti destinati alla stampa, conosce quante difficoltà possono nascere per la resa dei colori nel momento della stampa
I colori nella comunicazione e nel marketing, infatti, sono fondamentali e hanno un valore ben preciso.Esiste una vera e propria psicologia dei colori che determina quale tinta usare, quale luminosità e saturazione per introdurre un argomento e suscitare specifiche emozioni.
I grafici e le agenzie utilizzano con professionalità e accuratezza questo “dizionario dei colori” per la stampa di flyer, locandine, brochure e cataloghi.
Ma cosa succede quando il progetto deve andare in stampa?
Il rischio è di ottenere un colore diverso, più spento, o una tonalità differente. Queste variazioni sono molto rilevanti perché rischiano di invalidare tutto l’equilibrio compositivo ed il layout del progetto grafico.
E’ fondamentale allora richiedere alla tipografia una prova colore, per verificare il risultato, prima di mandare in stampa un numero esorbitante di copie.
Prova colore: le variabili
E’ fondamentale capire che ci sono molte variabili che possono influenzare la resa di un colore in fase di stampa. Le più importanti, però, riguardano: il sistema cromatico adottato dalla tipografia scelta per la stampa, il supporto utilizzato e le condizioni atmosferiche nel momento della stampa.
Prima regola: domandare sempre!
Prima di inviare il proprio file in stampa alla tipografia scelta è fondamentale sapere quale sistema utilizzano. Stampare, ad esempio, un file RGB in CMYK porterà irrimediabilmente a delle variazioni sensibili nella resa del colore. Lo standard ISO può sicuramente essere di grande aiuto in questo senso, perché stabilisce regole precise e utilizzabili da tutti.
L’ideale, comunque, sarebbe domandare alla tipografia il profilo di colore delle proprie stampanti. Altrimenti, se queste informazioni non fossero disponibili, meglio attenersi ai profili standard offerti da ISO.
Ma i problemi e le difficoltà non finiscono qui.
Seconda regola: valutare con il tipografo il supporto da utilizzare
Un’altra importante variabile per la resa a stampa del colore è sicuramente il supporto utilizzato. Carta, cartoncino, plastica e PVC offrono una resa molto differente dello stesso colore. Anche in questo caso, la prova colore può agevolare le cose ed evitare brutte sorprese.
Ci sono situazioni, inoltre, in cui il colore deve necessariamente essere lo stesso su diversi supporti. E’ il caso del logo di un brand in cui il colore diventa un elemento iconico ed è quindi necessario che sia perfettamente riconoscibile in ogni situazione.
Terza regola: le condizioni atmosferiche
Sicuramente le condizioni atmosferiche influiscono nella resa del colore a stampa, ma bisogna specificare che le tipografie odierne e i macchinari sono stati ottimizzati per ridurre al minimo l’influenza di questa variabile sulla stampa.
Oggi esistono molte tipografie online e offline che garantiscono un ottimo servizio, grande professionalità e consulenza professionale per ogni progetto di stampa. Le condizioni atmosferiche, quindi, non costituiscono più una variabile reale.
Anche se non è il caso di preoccuparsi dei fattori atmosferici sulla resa del colore, è sempre importante chiedere alla propria tipografia una prova colore per verificare la vicinanza con il progetto.
Aneddoti di storia del colore a stampa: Hulk
Ogni problema e ogni difficoltà ha una storia fatta di passi in avanti e aneddoti interessanti. Per quanto riguarda la prova colore e le discrepanze che hanno lasciato il segno c’è sicuramente la storia di Hulk.
L’incredibile Hulk, infatti, nasce nel 1962 dalla mente creativa di Stan Lee. Il fatto interessante è che, nel primo numero del fumetto, Hulk era grigio. Il grigio era stato scelto da Lee come tributo ad uno dei mostri più affascinanti e tragici della letteratura, Frankenstein.
Quando, però, il fumetto andò in stampa ci si accorse che il gigante arrabbiato in alcune pagine aveva un colore più argentato, in altre più vicino al carbone. Non si era riusciti ad ottenere una tinta uniforme e distintiva per il personaggio.
Per ovviare a questo problema, Lee pensò al verde: un colore ancora non utilizzato per gli altri supereroi, che poteva garantire una resa più uniforme.
E’ divertente e interessante ricordare allora come anche grandi miti della cultura contemporanea abbiano dovuto fare i conti con la resa del colore e con le sue difficoltà.
Oggi, la tecnologia ha fatto dei grandi passi in avanti ma la prova colore rimane un’ottima prassi da instaurare con la tipografia prima di mandare in stampa i propri progetti grafici.
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